Nel 1969 viene
pubblicata in tutti i giornali la fotografia scattata dalla navicella spaziale
in viaggio per la Luna; questa era la prima fotografia del Mondo.
L’immagine
rincorsa per secoli dall’uomo si presentava al nostro sguardo contenendo
contemporaneamente tutte le immagini precedenti, incomplete, tutti i libri
scritti, tutti i segni decifrati e non.
Non era solo l’immagine del mondo, ma l’immagine che conteneva tutte le immagini
del mondo: graffiti, affreschi, dipinti, scritture, fotografie, libri,
film.
Avevamo i due poli del dubbio secolare, l’immagine dell’atomo e
l’immagine del mondo, finalmente una di fronte all’altra.
Lo spazio tra
l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande era riempito
dall’infinitamente complesso: l’uomo e la sua vita, la natura.
Eppure questo sguardo
totale, questo ridescrivere tutto, annullava ancora una volta la possibilità di
tradurre il geroglifico-totale. L’evento e la sua rappresentazione, vedere ed
essere contenuti, si ripresentava di nuovo all’uomo come non sufficiente per
sciogliere gli interrogativi di sempre.
Luigi Ghirri (prefazione al lavoro Kodachrome, 1978)