dentro l'immagine

l'immagine impossibile

Nel 1969 viene pubblicata in tutti i giornali la fotografia scattata dalla navicella spaziale in viaggio per la Luna; questa era la prima fotografia del Mondo.

L’immagine rincorsa per secoli dall’uomo si presentava al nostro sguardo contenendo contemporaneamente tutte le immagini precedenti, incomplete, tutti i libri scritti, tutti i segni decifrati e non.

Non era solo l’immagine del mondo, ma l’immagine che conteneva tutte le immagini del mondo: graffiti, affreschi, dipinti, scritture, fotografie, libri, film. 

Avevamo i due poli del dubbio secolare, l’immagine dell’atomo e l’immagine del mondo, finalmente una di fronte all’altra. 
Lo spazio tra l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande era riempito dall’infinitamente complesso: l’uomo e la sua vita, la natura.

Eppure questo sguardo totale, questo ridescrivere tutto, annullava ancora una volta la possibilità di tradurre il geroglifico-totale. L’evento e la sua rappresentazione, vedere ed essere contenuti, si ripresentava di nuovo all’uomo come non sufficiente per sciogliere gli interrogativi di sempre.

Luigi Ghirri (prefazione al lavoro  Kodachrome, 1978)


Un uomo si propone il compito di disegnare il mondo

Nel corso degli anni, popola uno spazio con immagini di province, di regni, di montagne, di baie, di navi, d’isole, di pesci, di dimore, di strumenti, di astri, di cavalli e di persone. 

Poco prima di morire, scopre che quel paziente labirinto di linee traccia l’immagine del suo volto.

Jorge Luis  Borges (L'Artefice, 1960)



Ma non potrebbe verificarsi ciò che avviene nei quadri di Escher? 

In una galleria di quadri, un uomo guarda il paesaggio di una città e questo paesaggio s’apre a includere anche la galleria che lo contiene e l’uomo che lo sta guardando.

Italo Calvino (Lezioni americane - Visibilità, 1985)

Il problema è quello di essere “dentro”, come dice Merleau-Ponty.

Io non guardo soltanto il paesaggio, ma ne faccio esperienza, perché io stesso sono dentro il paesaggio, vedo il paesaggio che guarda me.

Guido Guidi (Il paesaggio che guarda me. Conversazioni con Guido Guidi, 2012)

Se la soluzione di un problema è da sempre ritenuta la fine di un processo di domande, nel caso di Daguerre abbiamo anche l’opposto, l’inizio dell’Enigma fotografia.

Infatti, subito dopo il dagherrotipo, una interminabile sequenza di domande, attacchi feroci e difese appassionate, sono arrivati fino ai giorni nostri senza che uno solo dei problemi e dei quesiti che accompagnano la fotografia abbia avuto risposta.

Anzi una specie di indicibilità delle parole e una forma di afasia del pensiero sembrano catalogare la fotografia come una "immagine impossibile", misteriosamente, enigmaticamente ambigua.

Luigi Ghirri (L'enigma fotografia, 1978)