Mi sembra che il
linguaggio venga sempre usato in modo approssimativo, casuale, sbadato. Alle volte mi sembra che
un’epidemia pestilenziale abbia colpito l’umanità nella facoltà che più la
caratterizza, cioè l’uso della parola.
Ma non è solo il linguaggio a
essere colpito da questa peste, anche le immagini.
Viviamo sotto una pioggia ininterrotta di immagini.
Oggi siamo bombardati da una tale quantità d’immagini da non essere più in grado di distinguere l’esperienza diretta da ciò che abbiamo visto per pochi secondi alla televisione.
La memoria è ricoperta da strati di frantumi d’immagini come un deposito di spazzatura, dove è sempre più difficile che una figura tra le tante riesca ad acquistare rilievo.
Se ho incluso la Visibilità nel mio elenco di valori da salvare, è per avvertire del pericolo che stiamo correndo di perdere una facoltà umana fondamentale: il potere di mettere a fuoco visioni a occhi chiusi, di pensare per immagini.
Penso a una possibile pedagogia dell’immaginazione che abitui a controllare la propria visione interiore senza soffocarla e senza d’altra parte lasciarla cadere in un confuso, labile fantasticare, ma permettendo che le immagini si cristallizzino in una forma ben definita, memorabile, autosufficiente, icastica.
Italo Calvino (Lezioni americane - Esattezza / Visibilità, 1985)