dentro l'immagine

periferie dello sguardo

Nelle mie foto i soggetti sono quelli di tutti i giorni, appartengono al nostro campo visivo abituale, sono immagini di cui siamo abituati a fruire passivamente.

Isolate dal contesto abituale della realtà circostante, riproposte fotograficamente in un contesto diverso, queste immagini si rivelano cariche di un significato nuovo.

Luigi Ghirri

Sento di riuscire a cogliere una certa qualità delle cose.

È qualcosa di impercettibile, quasi imbarazzante, ma sono convinta che ci sono cose che nessuno vedrebbe se non le fotografassi.

Diane Arbus

Fare una fotografia significa partecipare della mortalità, della vulnerabilità e della mutabilità di un’altra persona o di un’altra cosa.

Fotografare significa attribuire importanza

La fotografia, in quanto scrosta i secchi involucri della visione abituale, crea un’altra maniera di vedere: intensa e insieme lucida, partecipe e insieme distaccata; affascinata dal particolare insignificante, dedita alla bizzarria.


Susan Sontag (Sulla fotografia, 1973)

La rappresentazione del "truce" è quella della "prima impressione", essa lavora attraverso estetizzazioni formali, ricorre a espedienti convenzionali per ottenere un forte impatto emotivo in chi ne fruisce. 
Attraverso quest’approccio conoscitivo, il processo di incontro con l’altro sembra, ad un certo punto, arrestarsi.
Forse, in questo modo, l’altro non ha più nulla da offrirci: è come se gli sottraessimo la parola. 

L’ "estetica dell’ascolto", invece, è un’esplorazione più lenta, non finita.
L’incontro con l’ "altro", in questo caso, si configura come un’indagine stupita, che lascia parlare proprio il soggetto rappresentato e lo lascia parlare per sempre.

Paola Pennisi

Fotografia povera è non tanto un atto concreto, ma un’attitudine.
Significa aprire le porte, le finestre di casa e guardare giù.
Procedere per cerchi concentrici, iniziando dal luogo in cui si vive, dal proprio quartiere, per poi allargare il raggio alla città intera, alla regione, e oltre.
È il modo in cui guardiamo al mondo e agli esseri umani, la cura che si mette in ciò che si fa, che vale davvero. 
Si situa qui, la fotografia povera, da qualche parte fra l’anima, il cuore e l’istinto. 
Ed è “povera” perché controtempo, forse fuori moda, ma forte abbastanza da andare con le proprie gambe.
Non guarda all’ultimo modello di macchina fotografica, alla lente più performante, ma è impegnata a guardare tutto ciò che l’occhio e i sensi possono afferrare, a colmare un vuoto, calmare un dolore, farsi amico dei demoni che ognuno di noi ha dentro.
È onesta perché profondamente nostra. 
La cosiddetta “marginalità” non deve costituire un problema, È, anzi, la possibilità di essere indipendenti, di non aderire ad alcuna corrente o moda, di non accomodarsi trasformandosi in chi non si è.

Francesco Faraci (Anima nomade. Da Pasolini alla fotografia povera, 2022)

I lavori sotto casa sono i più difficili perché, mentre fuori di casa tutto sembra strano, interessante, sotto casa tutto appare normale.

Tano D'Amico (Orfani del vento. L’Autunno degli zingari, 2022)

La convenzione della prospettiva organizzava il campo visivo come se quello fosse effettivamente l’ideale, facendo dell’occhio che osserva il centro di ogni cosa,

Ogni disegno o dipinto che si serviva della prospettiva, suggeriva allo spettatore che egli era l’unico centro del mondo.

La macchina fotografica dimostra che il centro non esiste.

John Berger (Questione di sguardi, 1972)

Situare una cosa rispetto a un centro ha poca importanza, se rinunciando a farlo posso abbracciarne di colpo la forma, nell’insieme e in ogni dettaglio.

Carmelo Samonà (Il custode, 1983)

L’uomo può vedere le cose che lo circondano senza pretendere da esse un utile.

È soltanto allora che l’uomo vede e capisce la forma, il materiale e il colore.

La fantasia apre la porta dei miracoli e qui tutte le scoperte dello spirito - l’arte, la poesia, la scienza - sono riunite come conquiste sublimi.

Costantino Nivola

Magari fosse concepita un’opera che ci permettesse di uscire dalla prospettiva limitata d’un io individuale, non solo per entrare in altri io simili al nostro, ma per far parlare ciò che non ha parola: l’uccello che si posa sulla grondaia, l’albero in primavera e l’albero in autunno, la pietra, il cemento, la plastica.

Italo Calvino (Lezioni americane - Molteplicità, 1985)

Il solo vero viaggio non sarebbe quello di andare verso nuovi paesaggi, ma di avere occhi diversi, di vedere l’universo con gli occhi di un altro, di cento altri, di vedere i cento universi che ciascuno di essi vede, che ciascuno di essi è.

Marcel Proust (Alla ricerca del tempo perduto - La prigioniera, 1923)

Io sono il cineocchio.
Io sono l’occhio meccanico.
Io, macchina, vi illustro il mondo come io solo posso vederlo.
Io mi libero, da oggi e per sempre, dall’immobilità umana.
La mia vita è diretta verso la creazione di una nuova percezione del mondo.
Così io decifro in modo nuovo un mondo che vi è già conosciuto.

Vertov Dziga (L' occhio della rivoluzione. Scritti dal 1922 al 1942)